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I tedeschi sono considerati i guardiani del rigore e custodi delle
regole, ma per pedoni e ciclisti sarebbero pronti all’eccezione. Almeno
così pensa il partito Die Linke, principale forza di
sinistra all’opposizione del governo Merkel, che ha pronta una mozione
da presentare in parlamento sul tema “Svolte e attraversamenti
consentiti col semaforo rosso”, nella speranza che un codice stradale
meno rigido aumenti il numero di ciclisti e pedoni.
La Germania – 81 milioni di abitanti – conta oltre 72 milioni di
biciclette e un tedesco su cinque, secondo i dati del “Forsa Institute”,
pedala in ufficio o a scuola ogni giorno. Ma l’idea di un semaforo
verde costante, con ciclisti e pedoni che attraversano o svoltano a
propria discrezione, non convince tutti. Da una parte i promotori
sperano che la modifica del codice della strada
incrementi la mobilità dolce nelle città, dall’altra i legislatori e la
polizia evidenziano i rischi in termini di vite umane che l’approvazione
della mozione comporterebbe.
Con l’attuale codice della strada tedesco, le multe a chi passa col
rosso bastano a spiegare il perché in Germania le regole vengano prese
sul serio: dai 5 euro per i pedoni fino ai 137 per i ciclisti, ai quali
viene tolto anche un punto dalla patente di guida. A Berlino il totale delle multe date ai ciclisti soltanto in poco più di un anno, tra agosto 2014 e ottobre 2015 – riferisce qui un
corrispondente tedesco del Wall Street Journal – ha toccato la
considerevole cifra di 2,3 milioni di euro (di cui 370 mila sono quelle
comminate dal nuovo corpo cittadino degli agenti di polizia in
bicicletta), mentre i pedoni se la sono cavata, nello stesso
periodo, con 7800 euro.
Eppure le preoccupazioni per la vita delle ciclisti non sono infondate: 396 ne sono morti in Germania nel 2014, con un drammatico incremento
rispetto all’anno precedente del 12%; sempre secondo le statistiche
ufficiali, quasi 78mila persone sono rimaste ferite in incidenti
stradali, 6mila in più rispetto al 2013.
Modifiche bike-friendly al codice della strada sono state apportate
di recente a Parigi, San Francisco e Basilea. Tutte misure che non
intendono fare dei ciclisti una classe privilegiata del traffico, ma che
mirano a una maggiore responsabilità sulle strade dove, secondo quanto abbiamo riportato del recente rapporto Aci-Istat, i più a rischio sono ciclisti e pedoni.
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